tornasu

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La mia fionda.

Molti sanno come costruire una fionda, ma quello che non sanno è che una fionda deve rispondere a dei canoni ben precisi: Dimensioni, robustezza, sicurezza, armonia.
Queste quattro regole sono indispensabili per avere una fionda molto precisa, affidabile, maneggevole, possiamo dire anche micidiale per le sue possibilità.
Vivere in un paese degli Appennini pugliesi, situato ad un'altitudine di 600 m. circa, senza possedere una fionda, all'età dai 6 ai 13 anni penso era impossibile, oltre quella età c'erano altri interessi...
Io imparai all'età di 6 anni a costruirmi la mia prima fionda, di nascosto di mia madre... all'inizio, e poi con la sua complicità, sono sempre stato responsabile ed attento nel suo uso, pertanto non ho mai creato problemi, data la sua pericolosità richiedeva molta responsabilità e a quell'eta non sono molti ad averla, pertanto la prima regola è responsabilità ed attenzione nel suo uso, sappiamo che può fare molto male... può rovinarci la vita, a noi e ai nostri cari.

Imparai a costruirmi la mia prima fionda osservando un ragazzo quindicenne mio vicino di casa. Un giorno per caso mi trovavo nella sua cucina, con sua nonna, e lui arrivò con tre rami di ulivo tagliati ad una lunghezza di circa 60 cm. già puliti dalle foglioline, in un attimo mentre io parlavo con la sua nonna, lui si chinò sul braciere che era posto al centro del locale, (Contenitore in ottone di 50 cm. circa profondo circa 10 cm. con ampio bordo e due maniglie per sollevarlo, serviva dopo averlo riempito di carbonella e carbone, a riscaldare l'ambiente, era il normale riscaldamento in uso a quei tempi anni 50-60) e con del filo di ferro incominciò a legare i tre rametti di ulivo, legava le due estremità del rametto a forma di forcella o Y, e poi avvicinava sempre più il filo di ferro verso il centro della biforcazione spingendolo con le dita per ottenere una U perfetta, facendo attenzione a non avvicinarlo troppo altrimenti i due ramoscelli, curvandosi troppo, si sarebbero screpolati nella parte esterna della curvatura diventando inservibile e pertanto da buttare via.

fionda
fionda
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Dei tre ramoscelli uno era perfetto, aveva assunto una forma con una U Perfettamente simmetrica, a questo punto lo mise sul braciere con i carboni ben ardenti, facendo attenzione a non bruciarlo, continuava a girarlo per evitare che si riscaldasse troppo da una parte (Stagionatura artificiale del legno). Quando la corteccia divenne scura, con qualche macchia di bruciatura, lo tolse dal fuoco, e lo appoggio per terra perché si raffreddasse, il procedimento di riscaldamento durò circa 15'. E proseguì con gli altri due ramoscelli.
Assistetti a tutta la lavorazione, che si svolse in un lasso di tempo di circa due ore; incominciò a togliere il filo di ferro, e notai subito che la U rimase perfettamente nella posizione presa. Con un temperino cominciò a togliere la corteccia dal rametto, facendo attenzione a non danneggiare il legno sottostante. Quando fu perfettamente pulito, misurò la lunghezza del manico del futuro forcellino nel suo palmo della mano, segnandolo in modo che arrivasse al limite del suo palmo della mano senza fuoriuscirne, poi segnò la lunghezza della U, in 4 cm. esatti con il metro da sarta morbido della nonna.
Dopo averlo tagliato lo pulì perfettamente con la lama del coltellino.

A questo punto segnò l'alloggiamento degli elastici sulla U, facendo attenzione ad incidere il legno su tutta la sua circonferenza, utilizzando la stessa forza nell'incidere perché la profondità del taglio risultasse costante, la prima incisione era a circa 4 mm. dalla sommità, la seconda a circa 5-6 mm. dalla prima, poi proseguì a togliere il legno scavando fino ad una profondità di circa 1-1,5 mm. con molta attenzione e precisione.

Per eseguire il taglio degli elastici, si prende una camera d'aria (Quelle di color rosa smorto, le migliori, forse introvabili oggi), oppure degli elastici di quelli che si usano in campo industriale, si trovano in legatorie o cartolerie, sono circolari, devono avere una volta tagliati una lunghezza di circa 350 mm. e una altezza di 12-15 mm. sono in caucciù di colore marroncino con leggera trasparenza, hanno una buona somiglianza a quelli che si ricavavano dalle vecchie camere d'aria rosa, sia come elasticità che reattività al rilascio, e potenza, mentre da scartare elastici ricavati dalle camere d'aria nere attualmente in uso, non hanno elasticità reattiva, sembrano addormentati quando vengono rilasciati, pertanto non vanno bene. Se si usano quelli in caucciù non ci sono problemi per il taglio, ma se si ha la fortuna di trovare una camera d'aria rosa, vanno tagliati ad una altezza di circa 12-15 mm. circa con una lametta da barba, avendo cura di segnare il taglio con una biro. Quando si esegue il taglio non bisogna assolutamente fermarsi prima di aver raggiunto la lunghezza necessaria, questo perché fermandosi e poi riprendendo il taglio si causerebbe un punto di futura rottura dell'elastico, anche se ad occhio nudo non si nota nessun difetto, la lunghezza sarà di circa 320-350 mm. (La lunghezza ideale deve corrispondere alla massima tensione con il braccio con forcellino teso, e dita con pelle contenente il sasso all'altezza dell'orecchio).

Finita l'operazione, mi mostrò con l'aiuto di sua nonna come legare gli elastici e la linguetta di pelle per l'alloggiamento del sasso. La legatura va eseguita con del filo da calzolaio, oppure con filo di cotone passato nella resina da calzolaio, questo per renderlo più forte ed evitare che si sfilacci con il tempo.
La legatura va effettuata avvolgendo l'elastico intorno ad una estremità della U, facendo attenzione che tendendo l'elastico vada perfettamente nell'incavo dell'incisione sul forcellino, avendo la linguetta dell'elastico rivolta verso all'esterno (Parte eccedente dell'elastico che avvolge il forcellino dopo la legatura).
La legatura, sia sul forcellino, che sulla pelle di alloggiamento sasso, dopo il primo giro intorno all'elastico per fermarlo nella posizione dopo il tensionamento, fare altri tre giri intorno all'elastico effettuando il quarto giro ad X intorno al forcellino ed annodare, questo per sicurezza.
La scelta della pelle per l'alloggiamento della pietra, è preferibile preleva da una calzatura in pelle dismessa, la linguetta in pelle situata sotto i lacci è perfetta, perché ha la consistenza e la giusta robustezza e nello stesso tempo la morbidezza necessaria allo scopo, la legatura va eseguita con lo stesso procedimento della legatura sul forcellino, facendo attenzione all'esecuzione del foro per il passaggio e fissaggio dell'elastico, va eseguito arroventando un filo di ferro di un diametro di 2-3 mm. circa, con una matita aiutarsi a far passare l'elastico nel piccolo foro, e procedere alla legatura, facendo attenzione che le linguette d'elastico siano rivolte all'esterno della pelle, per evitare che siano di intralcio in fase di tiro. (Vedi esempio di legatura).
La lunghezza del manico del forcellino, va presa appoggiando il pollice sull'incrocio del forcellino, simulando il tiro, il manico non deve fuoriuscire oltre i 5 mm. Dalla larghezza del proprio palmo della mano.
Gli elastici devono avere una lunghezza che tendendoli al massimo, il braccio che sostiene il forcellino deve essere disteso, e le dita dell'altro braccio che trattengono la pelle di alloggiamento del sasso, devono essere all'altezza dell'orecchio, questo per avere potenza e precisione di tiro.

Le quattro regole:

-Dimensioni: Facilità per trasportarla in tasca, avvolgendo gli elastici intorno al forcellino, e bloccando la pelle inserendola nel forcellino.

-Robustezza: Il legno di ulivo è il migliore come resistenza e precisione della U, riscaldato prende la forma definitiva.

-Sicurezza: Tutti conosciamo la pericolosità del forcellino se si dovesse rompere... con il legno di ulivo non succede.

-Armonia: L'insieme deve rispondere ad una armonia generale di tutti i componenti, avendo ogni componente le migliori caratteristiche possibili, osservando una attenta cura nella loro scelta.

Quando arrivai a Tripoli all'età di 10 anni, mio cugino di un paio danni e mio zio di tre anni più vecchio di me, mi mostrarono le loro fionde, avevano una dimensione enorme, difficile da mettere in tasca, con degli elastici tondi e molto corti, il forcellino non era curvato ad U, ma conservava la sua forma naturale a V, e non era di legno di ulivo ma di un legno molto tenero, e non era stato cotto sul fuoco, quindi pericoloso perché non stagionato, sul forcellino non erano stati eseguiti i tagli per l'alloggiamento dell'elastico, pertanto pericoloso, perché in fase di tiro potevano sfilarsi dal forcellino colpendo in viso il malcapitato utilizzatore, oltre all'eccessiva lunghezza della V che misurava 8-10 cm. circa, la pelle porta sasso era molto rigida, e di una dimensione eccessiva, difficile da imbracciare con le due dita. Alle mie osservazioni mi risposero che io non conoscevo come si costruisse una fionda, perché diminuendo la lunghezza del forcellino il sasso non avrebbe avuto lo spazio necessario per passarvi in mezzo... - cose da pazzi pensai!

Il mattino seguente andai per l'uliveto a cercarmi il mio forcellino, e dopo essermi procurato una camera d'aria rosa concessami dallo zio primogenito, con l'aiuto di mia madre mi accinsi a costruire la mia prima fionda in Libia. Quando la mostrai a mio zio e a mio cugino rimasero molto scettici, vedendo la piccolezza del forcellino e la piccolezza della pelle porta sasso, non parliamo poi degli elastici... dissero che non avrebbero avuto la forza di lanciare un sasso oltre i 20 metri! Li sfidai ad una gara di distanza e di precisione, fecero una magrissima figura, non sbagliai un solo colpo, ad una distanza di 20 metri tirai giù tutti i fichi d'India che mi indicarono, anche qualche limone di una pianta che si trovava sull'abbeveratoio del serraglio esterno delle mucche. Il giorno dopo su richiesta di mio cugino e di mio zio, costruii altre due fionde, molte altre ne costruii (Anche in collegio a Casa San Giuseppe), contribuendo così a cambiare il sistema di costruzione della fionda in Libia.

Oggi la fionda viene usata pochissimo, rari ragazzi ne possiedono una nelle nostre Città per fortuna, nei paesi montani, può essere più frequente il suo uso, l'abbiamo avuta con noi come compagna nella nostra crescita, era la nostra arma di attacco e di difesa (Verso animali), ha fatto parte della nostra storia come l'arco, la trottola... e altri giochi ormai dimenticati, e dai giovani d'oggi mai conosciuti!

 

R@F