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Memoriale scritto da Vincenzo Martinelli.

Le mie Memorie.

La Fanciullezza e L'adolescenza.

 

Cerco di iniziare dalla mia fanciullezza per quello che mi ricordo. (Rocca San Giovanni 1921-1929).

Ho un ricordo bello dei miei nonni che mi volevano tanto bene e che hanno riempito di affetto la mia fanciullezza. Mio nonno in particolare mi era vicino per insegnarmi e mi invitava a studiare per saper un giorno anch'io insegnare agli altri.

Nel 1929 ho iniziato ad andare a scuola... mi costava molto. Solodopolil terzo anno sono stato promosso alla seconda classe... il quarto anno, frequentando seconda classe e, divenuto più malizioso, ho gettato in un ruscello la cartella con i libri e quaderni. Ritornato a casa ho raccontato alla mamma di aver lasciato la cartella a scuola. Andare a scuola non mi piaceva forse perché quando tornavo a casa non avevo nessuno che mi aiutasse nello studio e mi stimolasse ad apprendere. Dopo sei anni sono stato promosso alla terza elementare e non ho più voluto andare a scuola.

Avevo 13 anni ed ho iniziato a lavorare pascolando le pecore e ho fatto ogni lavoro possibile.

Nel 1929 abbiamo cambiato campagna e ci siamo trasferiti a Casalbordino, 32 km. da Rocca San Giovanni. L'ho fatta 32 volte quella strada a piedi. Non avevo la bicicletta e nemmeno le scarpe... quindi camminavo a piedi scalzi.... Quanto ho sofferto!.... Quando ci siamo stabiliti a Casalbordino abbiamo lavorato tanto e la gente ci voleva bene. Lo stesso padrone della campagna era con noi molto comprensivo. Lavoravamo la sua terra e il raccolto era metà ciascuno.

L'otto Giugno pomeriggio del 1930 venne una grande grandine che distrusse tutto il raccolto e siamo rimasti tra i più poveri i più poveri.

In questo paese e morta anche una mia sorellina che aveva 19 mesi e si chiamava Anna, era l'anno 1932.

Dobbiamo sempre ringraziare i parenti, i cugini di mio padre ogni tanto ci davano aiuti sino alla partenza per la Libya.

Intanto sei mesi prima della partenza per la Libya andavo a lavoro come manovale muratore facendo 12 km. al giorno per andare e 12 per il ritorno con il salario di 5 lire al giorno. Con questa somma si poteva comprare 2 kg. e mezzo di farina gialla di granoturco per sfamare in parte una famiglia di sei persone.

La via della croce per la mia famiglia continua nella seconda tappa alla luce di nuovi avvenimenti e persone incontrate.

A Casalbordino il 1932 abbiamo passato una grande crisi di povertà soffrendo anche la fame. Dopo tante miserie e sofferenze troviamo un Angelo. Vittorio Travaglini, direttore di Banca e segretario del Partito che disse a mio padre "Perché non fai domanda di andare in Libya?...". Mio padre accetto la proposta e subito facemmo domanda che venne accolta senza problemi.

  • Partenza per la Libya.

Il 27-05-1933 partimmo da Casalbordino per imbarcarci a Napoli eravamo papà, mamma, nonno, e 4 figli.

Arrivammo a Tripoli il 30-05-1933..., da dove abbiamo preso il treno per Garian e quindi Tigrinna. Ci ha accolto una casa nuda con 200 lire per comprare almeno la farina e le prime necessità.

Col passare del tempo la situazione sembrava ingarbugliarsi perché non pioveva e non c'era lavoro. Così un giorno con Di Vito Alessandro abbiamo deciso di andare al comando per arruolarci nelle camice nere. Per il momento ci sembrava aver risolto in parte il problema della crisi di lavoro con il servizio militare.

Nel 1936 ci fu una grande carestia a Tigrinna e il governo prese alcune famiglie volenterose e le trasferirono al villaggio Breviglieri, oggi El Khadra. Tra queste famiglie ci fu anche la nostra. Ci diedero una casa e degli attrezzi agricoli per rendere feconda l'arida terra di quella zona deserta.

Io arrivai un anno dopo perché facevo il militare. Quando tornai a casa dopo tre mesi morì mio padre nel 1937 e così la responsabilità della famiglia cadde tutta su di me. Il 1938 mio fratello Antonio partì militare e il 1939 sono stati richiamati alle armi tutti i miei amici.

Nel 1942 sono stato richiamato alle armi lasciando a casa un bambino di otto mesi, un vecchio di 95 anni mutilato al braccio destro e mia mamma epilettica. La mia povera moglie aveva il compito di provvedere alla famiglia con tutte le incombenze con l'acqua a diversi km di distanza.

La sorella Teresa si sposò il '42 e ci lasciò mentre l'altra sorella Maria il 1940 andò in Italia in colonia.

L'11 Ottobre 1942 nella piena ritirata delle nostre truppe dal fronte di El Alamein fui richiamato, portato a Suani Ben Aden, in un campo in attesa di partire per stabilire una linea di difesa. Il 13 Gennaio siamo partiti su un camion rimorchio pigiati all'inverosimile come animali diretti in Tunisia a Maret.

Era il 17 Gennaio 1943 ore 5 del mattino... si iniziava un lavoro immane: scavare un fossato con piccone e badile per impedire il passaggio dei carri armati inglesi... lavoro inutile perché all'arrivo dei carri armati inglesi con una semplice sterzata coprirono il fosso di terra e tranquillamente potevano passare.

Noi 400 uomini capi di famiglia con il sospiro in gola trascorrevamo i giorni pieni di pidocchi, esposti ad ogni genere di pericoli e con tanta fame. Fortuna che la conoscenza dell'arabo mi ha dato l'occasione con i miei compagni di superare con coraggio diverse difficoltà.

La ritirata continua e un giorno a poca distanza da me cadde un proiettile 88 che mi buttò a terra dove rimasi quasi tramortito.... Quando mi risvegliai mi ritrovai sepolto dalla terra.... Ma subito si proseguì verso Gabes a Garit... era l'11 Marzo 1943

Questi ricordi sono stampati nella mia memoria e non li dimenticherò mai.

A questo punto siamo stati affidati ai camerati tedeschi per fare la postazione ai camion. Eravamo una squadra di 12 persone stazionati presso il ponte della ferrovia dove potevamo rifugiarci quando arrivano i bombardamenti. Rimasi lì sino al giorno della cattura da parte degli inglesi come prigioniero.

Gli inglesi con noi sono stati molto buoni. Una volta catturati ci hanno trasferito su camion per riportarci a Tripoli. Eravamo 21 persone per ogni camion era il 15 Aprile e siamo stati accolti nel campo di concentramento di Collina Verde. Riuscii a vedere mia moglie Anna alla fine di Aprile 1943.

Passati 4 mesi mi venne in mente di evadere e lo feci...

Andai a casa dove vi rimasi 3 mesi e 15 giorni. Mi sembrava d'essere ritornato alla vita libera. Ma nel Gennaio '44 venne la polizia a prelevarmi. Più volte era venuta in precedenza ma senza riuscirci. Avevo scavato una grotta dentro casa con l'aiuto di Miled che sapeva nascondermi. Ma alla fine mi stancai anche perché Anna rimase incinta di Mariuccia e così decisi di presentarmi alla polizia. Con me si presentò anche Insolia. Strada facendo verso Tripoli in una caserma di polizia ci vennero date delle coperte che erano servite ai cavalli... e come dono siamo stati infettati dalla scabbia. Arrivati al campo siamo stati ricoverati per 28 giorni nell'ospedale del campo e quindi trasferiti in un luogo detto Gabbia dove i puniti non uscivano nemmeno per lavorare.

Il 12 Maggio 1944 vennero delle macchine che dovevano portarci al Cairo, in Egitto. Ci fecero mettere in fila per tre e si cominciò a salire sui camion. Allaquarta macchina arrivò il mio turno. Non sapevo come liberarmi da questo castigo. Caddi per terra... facendomifacendomi credere morto e così mi trasportarono all'Ospedale del campo. Tutti pertanto partirono e io rimasi solo rimasi e con l'aiuto di medici italiani sono stato in giro da un ospedale all'altro sino al 27 Giugno 1945.

Intanto mia moglie venne a Tripoli per una operazione all'appendicite e per una coincidenza provvidenziale mi trovai a lavorare in ospedale e quindi ad assisterla. Poco dopo venne anche mio figlio Gianni affetto da una broncopolmonite. Dobbiamo ringraziare il Dr.Bruno che lo ha salvato facendogli la penicillina... allora ancora ad experimentum.

Il 15 Settembre 1945. Gianni fu dimesso dall'Ospedale ma rimase ancora con me tra gli ufficiali medici che lo chiamavano uomo zanzara perché era molto svelto e si faceva voler bene da tutti.

Il 10-05-1946 fu il giorno della mia liberazione. Devo ringraziare molto il maggiore Comisa che è stato per tutti un padre.

Tornato a casa incominciai a lavorarecon passione e volontà. Ho 10 ettari di orzo e grano... non abiamo raccolto niente quell'anno perché e mancata la pioggia!... inoltre c'è stato una invasione di cavallette che è stato il colmo della disgrazia.

Con tutta la miseria che c'era ho trovato la forza fisica e morale di scavare buche per piantare le olive con bastone. Erano 450 e 900 piante di mandorle, 1300 vigne. Eravamo tutti impegnati al lavoro: mia moglie, mia sorella Maria e mia mamma.

Ecco la data di nascita dei figli:

- 05-02-1942 nascita di Gianni a Breviglieri.

-15-09-1944 nascita di Mariuccia a Tripoli mentre zio Giulio era a Breviglieri.

-24-03-1948 nascita di Giuseppe a Tripoli.

-09-08-1950 nascita di Remo a Breviglieri.

-11-10-1952 nascita di Luciano a Tripoli.

-13-12-1954 nascita di Tonino.

Nel 1951 zia Maria, mia sorella si sposa a Breviglieri con Umberto Cazzola.

Nell'ottobre 52 mio figlio Gianni entrò al Collegio S. Francesco di Tripoli... dopo pochi giorni dalla nascita di Luciano.

In Settembre 55 mia moglie Anna si ammalò dopo aver avuto l'ultimo bambino, Antonio, per un scompenso cardiaco.

L'11 Gennaio 56 mia moglie Anna morì all'ospedale di Tripoli.

In quello stesso periodo anche mia figlia Maria fu ricoverata al reparto chirurgia per una appendicite perforata. Venuto a saperlo, mia moglie mi dava consigli come assistere la figliola: "bagnale le labbra con un po di garza...", mi raccomandava. Ecco la mamma che soffre ma che non sa dimenticare la figlia inferma!... E sul letto di morte cerca di aiutare il marito nelle sue preoccupazioni per la famiglia. Sono stati momenti tristi anche perché non sapevo come poter essere presente al capezzale della moglie e della figlia.

Devo ringraziare P. Innocente e Mons. Attilio Previtali, il Vescovo e tutti i Padri di S. Francesco nonché la famiglia Lopiccolo che si sono dati da fare per darmi un aiuto prezioso.

Così Gianni che ha avuto la possibilità di vedere la Mamma prima di morire e stampare sul suo volto l'ultimo bacio che è stato anche il sigillo del dono della sua vita a Dio.

Così dopo tutti questi fatti tristi ho dovuto rincominciare tutto da capo. Con cinque figli piccoli da 11 anni a 13 mesi, mia madre di 65 anni, anziana epilettica e una grande campagna da lavorare.

Ringrazio tutti gli amici libici che mi hanno aiutato specialmente Miled e famiglia. Martorana e famiglia e tanti altri cheche mi hanno fatto sentire tutta la loro solidarietà e amicizia.

Sono stato sei anni vedovo e poi il signore mi ha dato una grande luce donandomi una compagna vedova anche lei... era il 15-07-1962 quando mi sono unito a Moscos Maria... e per un'altro periodo di tempo sono stato felice.

Nel 1962 venne a trovarci Gianni che era a Nocera Inferiore (SA) in seminario ed ebbe l'idea di portarsi in Italia Maria, Remo e Luciano lasciando Giuseppe e Antonio.

  • Rientro in Italia.

Siamo rimasti in Libya sino al 05 Agosto 1965 data in cui siamo partiti per l'Italia dopo 32 anni di Libya spesi nel sudore e nelle lacrime.

Con il foglio di rimpatrio come profugo sono stato mandato con la famiglia al campo di Restigo presso Brindisi. Abbiamo ricevuto un sussidio di 160.000 al mese e dopo sei mesi una liquidazione di 472.000 per tutta la famiglia.

Gli anni sono passati e i figli si sono sposati ed io sono rimasto con la mia compagna Maria sino alla sua morte avvenuta all'ospedale di Bovolone il 26-02-1993.

Maria la mia figliola mi è rimasta vicina in questa fase della mia vita non meno difficile delle altre.

"Caro Gianni:

Quello che ho scritto non sono barzellette, ma verità che ha segnato di sofferenza tutta la nostra famiglia, voi compresi ancora piccoli. Ti lascio questo ricordo scritto, io tuo papà pensando che la solitudine e la sofferenza di ogni tipo mi ha sempre accompagnato lungo il corso degli anni 80... ma voglio dire e ripetere sempre: "viva la vita!" Viva Gesù che un giorno ci accoglierà, spero dopo questa valle di lacrime...".

Martinelli Vincenzo