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Dopo cinquanta anni ritorno a Tripoli.
Rappresentazione giornaliera per immagini del nostro ritorno a Tripoli
 


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Partenza per la Libia.

16-10-2010: Il viaggio di ritorno a Tripoli l'ho organizzato io su richiesta dei miei zii e cugini. Dopo oltre 50 anni circa ecco che si presenta l'occasione di ritornare in Libia, occasione data da Hasan Gritli, cara persona rivista alla riunione annuale degli ex Libici che si manifesta in quel di Paderno. Sono molti gli anni a dire il vero, e i cambiamenti che sono avvenuti in quel paese sono moltissimi. Arrivo a Tripoli, respiriamo aria famigliare tutto è andato bene, il nostro pulmino ci aspetta per condurci in Hotel, dalla cui terrazza possiamo vedere tutta la città a 360°, come descrivervi una emozione così forte.... Facciamo un primo giro per il vecchio Suk, respiriamo i vecchi odori... ritornano forti alla mente i vecchi ricordi, nella piazzetta del Suk vicino il laboratorio del Professor Angelini, le persone che incontriamo ci guardano con curiosità, qualcuno ci saluta con un largo sorriso dopo aver capito che siamo italiani. La prima cena a Tripoli è al ristorante Al Ahta a fianco all'arco di Marco Aurelio, poi ritorno verso piazza Italia, ormai è notte, che emozioni..., andiamo a nanna per prepararci per il nuovo giorno che prevediamo non meno carico di emozioni.

17-10-2010: Questa mattina partenza per il cimitero italiano in località Hammangi nella città di Tripoli, dove sono raccolte tutte le spoglie dei defunti itagliani sia militari che civili, precedentemente sparsi nei vari villagi. Grazie al grande e paziente lavoro durato 18 anni del sig. Bruno Dalmaso se tutto questo è stato possibile. Cosa posso dirvi... giudicate voi dalle immagini, visitando in assoluto silenzio il cimitero... vi sciendono le lacrime per la forte commozione, quando si entra nei corridoi dove sono ospitate con cura e ordine nei loculi numerati le salme dei nostri connazionali, la tristezza vi assale, leggere le liste sulle pareti dei corridoi dei defunti ospitati vi da un pugno al cuore leggere nomi e cognomi famigliri, persone conosciute e con gli anni dimenticate. il nostro riconoscimento va alle persone che hanno contribuito con il loro impegno, sia politico che di lavoro manuale sul terreno, come il signor Bruno Dalmaso, per la sua completa e accanita dedizione alla raccolta delle salme, sparsi ovunque nei cimiteri della tripolitania. Un lavoro immane, fatto di ricerca e informazioni, perchè la maggior parte dei cimiteri era stata rasa al suolo, non si poteva individuare la posizione delle salme, le lapidi scomparse, era il deserto. Immaginate per un istante il lavoro svolto, individuare la zona, e scavado a caso cercare di individuare la salma, disotterrare i poveri resti, cercare di dargli un nome in base alla posizione della salma... conoscendo il nome di una salma vicina.... Noi possimo solo ringraziarlo e portargli la nostra eterna gratitudine, adesso riposano finalmente in pace, tutti riuniti in un ordine perfetto. Cerchiamo di scrollarci di dosso la malinconia, la vita continua ci diciamo, e ritorniamo verso il Suk ed il centro di Tripoli, visitiamo la torre dell'orologio, e percorriamo la stradina degli incisori, quasi nulla è cambiato, allinfuori della pavimentazione della piazzetta dell'orologio appena rifatta, approfittiamo per acquistare parecchi souvenir, piatti, brocche, vassoi, braccialetti, anelli in argento... tutto quello che potrà domani ricordarci quei momenti quegli attimi indimenticabili. Piazza Italia, la Fontana dei Cavalli, la Cattedrale, il Palazzo delle Poste, il palazzo dell'INPS... ah... troppe emozioni! Invitati a bere un caffè all'italiana a casa di Nanni (Hassan Gritli), saliamo in casa e, possiamo ammirare dal suo balcone Corso Vittorio Emanuele III e la vista del Castello. Lunga passeggiata sul lungomare, non è più quello di una volta, ma comunque è accogliente, ricco di panchine e qualche chiosco per qualche bibita, poi un largo giro per vedere lo stato delle altre chiese nei paraggi. La chiesa Madonna della Guardia, è in ottimo stato, ma è stata adibita a palestra, San Francesco, dove risiede il Vescovo Monsignor Martinelli, è rimasta come un tempo, si è arricchita dietro l'altare del quadro raffigurante la Madonna degli Angeli, che a suo tempo era in quella chiesa, la quale fu Cattedrale fino al 1928 cedendo il nome di Cattedrale alla nuova chiesa del Sacro Cuore di Gesù, il quadro è opera dal pittore Napoletano G.Mancinelli, fu donato a Santa Maria degli Angeli, da Ferdinando II Re di Napoli nel 1857. Visita al Grand Hotel Roxi Al Nasr in notturna, poi ritorno in piazza davanti alla Cattedrele e cena al Matam Al Murjam.

18-10-2010: Partenza verso Zavia per ritrovare i vecchi poderi, la prima sosta la facciamo ad Oliveti, non sappiamo cosa troveremo pertanto siamo preparati a tutto, con la speranza che siano rimaste almeno delle testimonianze. Quando il pulmino si ferma, stentiamo a credere che il posto sia quello giusto, qualcuno dice all'autista che si è sbagliato, dovrebbe essere più avanti...!, ma purtroppo non si è sbagliato siamo davanti alla chiesa di Oliveti, la chiesa è ancora in piedi, ma in condizioni penose, ma tutto il resto... il villaggio dovè, qualcuno commosso esclama ma... è impossibile! La domenica si andava a messa in quel villaggio, e noi ragazzini quando uscivamo andavamo a comperarci il gelato, e poi si salutava tutti e con il carro con la ruote di gomma si tornava al podere n°53, era per tutti un rito, una occasione per incontrarci. Scattiamo varie foto, e proseguiamo per i vari poderi, il primo che cerchiamo di individuare, e non e facile è il podere di mio zio Sella Antonio e fratelli, il n°53, situato sulla vecchia Carovaniera che da Zavia portava ad Oliveti situata fra la statale ed il mare. Troviamo la casa o quel che resta, un pezzo dell'ex magazzino e di due camere da letto, tutto il resto è scomparso, occupato da costruzioni nuove dei nativi, la campagna è l'ombra di quella che era a suo tempo verde e rigogliosa, adesso arida, gli ulivi abbandonati, senza nessun segno di potature, la casetta del motore diesel che pompava l'acqua dalla vasca nell'impianto a pioggia sono rimaste solo le mura perimetrali, la vasca dell'acqua è l'unico manufatto dell'epoca che ancora si presenta funzionante, mi si stringe il quore quando girando l'angolo del retro della casa ci appare una enorme pianta di rose, si una delle piante della nonna rimasta li ad aspettarci, qualcuno cede alle lacrima, si lacrime, perché li c'é nato, su quella terra ha visto la luce e ha fatto i suoi primi passi, i giorni e gli anni trascorsi in quel luogo passano veloci nella mente riportando ricordi ed emozioni che solo in quel luogo potevano riaffiorare. Lasciare tutto quello che si possedeva, affetti, amici, tutto per un paese sconosciuto a 12 è 16 anni, non è stato certo facile per i miei nonni e zii, per tutti quelli che hanno dovuto subire quella stessa sorte non è stato facile. Facciamo una foto ricordo sotto il vecchio ulivo con il ricordo della pianta di rose della nonna, e partiamo per il podere Habib, era una concessione molto grande, dove trascorreva le sue vacanze estive la nipote del Re Idris con la sua famiglia. La costruzione principale è da tempo abbandonata. La casetta del frantoio, la vecchia mietitrebbia, e i tre campi di bocce... che non esistono più, mio cugino che in quel luogo era nato e ricorda perfettamente tutto, svolta l'angolo della casa per recarsi sul retro e si sbianca in volto... cosa hai visto gli chiedo, e lui con le lacrime agli occhi fa fatica a rispondermi, svolto langolo anch'io e non vedo nulla di strano, dopo un po quando l'ansia si è affievolita e la voce gli è ritornata mi dice "Vedi quel vaso di fiori in pietra... 50 anni fa io ero in una macchinina rossa a pedali, dei figli della nipote di Re Irdris, e sotto quel vaso fui fotografato con mia madre accovacciata vicino a me che mi accarezzava, il vaso è ancoralì...! E scoppiò a piangere. Si il vaso è ancora lì, ma il cortile dove erano le stalle dei cavalli e dei bovini sono in uno stato pietoso, gestite da manovalanza egiziana, l'officina ha solo le mura perimetrali, il vecchio pergolato... la casa dove abitava mio zio, lui era il fattore a quel tempo, e tutto era diverso, il pergolato lo avevano piantato loro, oggi i due suoi figli che a quel tempo avevano 8 e 5 anni si fanno una foto ricordo davanti al pergolato e a quello che rimane della casa, il vecchio cancello del cortile è ancora perfettamente intatto. Partiamo per Sabratha, cosa dire... non ci sono parole per descriverla, lascio parlare le immagini. A sera rientro a Tripoli.

19-10-2010: Visita al museo di Tripoli situato nel Castello, dove sono ospitati la maggior parte dei reperti di Sabratha e Leptis Magna, oltre ad altri reperti di altre ville romane, è ospitata nel museo anche una sezione dedicata alla storia Libica, usi e costumi, e reperti antropologici di varie epoche, ospita anche la Volksvagen di Gheddafi. Anche quì lascio parlare le immagini. Foto ricordo davanti al Castello, e giro per il vecchio Suk, Moschea Karamanli, botteghe degli incisori, e ritorno nella piazzetta della fontana del Suk vicino al laboratorio del Professor Angelini. Partenza per Zavia per completare la ricerca del podere di mio nonno Sella Giuseppe, e quello dei Bordin, i due poderi confinavano, pertanto trovato il primo l'altro non sarà un problema trovarlo. Abbastanza difficoltoso e stato trovare dei riferimenti, dato i forti cambiamenti delle strade di collegamento, alla fine riesco ad individuare la linea di confine fra i due poderi, fatto di pini marittimi, e piante di Ricino (Che dai semi si ricava il famoso olio!!), che ricordavo perfettamente. Seguendo il confine sapevo che saremmo arrivati alla vasca dell'acqua, e così e stato, ragazzi che emozioni... è il manufatto ancora quasi intatto, circondato dal canneto come me lo ricordavo. Scendiamo verso la casa, e purtroppo di lei resta pochissimo, una piccola parte di una camera da letto, l'abitazione è stata trasformata in una officina di un fabbro, costruisce cancelli ringhiere, rimorchietti agricoli, in un disordine eccezionale, salutati i proprietari che al nostro arrivo erano rimasti molto sorpresi, ci salutano elargendoci dei larghi sorrisi, ci dirigiamo verso il podere dei Bordin, con sorpresa constatiamo che la casa è quasi intatta, piccoli cambiamenti, la parte del cortile, stalle e la costruzione dell'officina fino all'inizio della casa compreso il muro di cinta non esistono più, l'agrumeto è ancora rigoglioso, le piante sono molto invecchiate ma ci sono ancora, qualche spazio vuoto, ma in complesso ancora attivo, carico di arance grosse come meloni. La nostra guida-autista e il militare che ci accompagnavano costantemente nei nostri spostamenti mi dicono che il tripolino proprietario del terreno, avendo sentito che erano arrivati degli italiani, ci invitava nella sua casa a circa 100 m. di distanza dalla vecchia casa poderale, aveva costruito una nuova casa quasi a ridosso della vasca dell'acqua. Ci accolgono con cortesia offrendoci pasticcini e tè in un grande salone con moquette e grandi cuscini disposti lungo le pareti, la sorpresa arriva quando nel locale entra un anziano signore coperto da un baraccano bianco e copricapo, inizia subito salutandoci in un italiano perfetto, è l'acqirente del vecchio podere, oggi ottantaduenne, ma perfettamente in forma fisicamente e mentalmente, fa i nomi di tutti i componenti la famiglia Bordin chiedendo loro notizie ad uno dei figli dei Bordin presente nel nostro gruppo che a quel tempo era un ragazzino, incomincia così fra di loro una scarica di ricordi impressionante, il vecchio fra le lacrime per la commozione fa il nome anche della cavalla Stella che era nella stalla dei Bordin, quanti ricordi scorrono in quella ora, facciamo delle foto ricordo davanti alla nuova casa e alla vasca, che mostra i segni degli anni trascorsi, e ci lasciamo tutti commossi, anche i figli del vecchio arabo uno Dottore e l'altro Architetto cedono alle lacrime, bisogna pensare che da ragazzini giocavano e lavaravano a fianco con i Bordin e pertanto la commozione era inevitabile. Ripassiamo a fianco della vasca dell'acqua del podere di mio nonno, come per un ultimo saluto, e ci dirigiamo verso Zavia. La chiesa è diventato un centro culturale, in mezzo a grossi palazzi che la sovrastano, non ci inoltriamo nella cittadina perchè non abbiamo nel gruppo qualcuno che ci abitava, pertanto facciamo ritorno a Tripoli, La nuova statale senza più eucaliptus e a doppia carreggiata passa come la vecchia a ridosso dell'ex podere di mio nonno, passiamo davanti a quel che resta della casa rallentando per dargli un ultimo sguardo, quanta pena nel cuore...! A Tripoli facciamo un giro sul lungomare vicino al nuovo mercato del pesce, e poi ci rechiamo per la cena con Nanni (Hassan Gritli) presso il Bar Trattoria degli Artisti, situato nella zona vecchia dove è l'Arco di Marco Aurelio, la cena è a base di Arishta, fatta preparare dalla madere del proprietario del locale, speciale! In occasione festeggiamo il compleanno di Bordin coinvolgendo anche due clienti inglesi presenti nel locale!

20-102010: Partenza per il Gharian, con il nostro pulmino e la guardia sempre presente, ci dirigiamo verso l'altopiano. Molti del gruppo non ci sono mai stati, io ci ero stato con mio zio, che in quegli anni aveva una ditta di trasporti, riforniva d'acqua i pozzi petroliferi che in quegli anni iniziavano le estrazioni. Ci fermiamo ad un punto di ristoro sulla statale prima dell'altopiano, molto accogliente e rifornito, per poi proseguire per la prima tappa al granaio di Qasr al Hajj, stupenda costruzione berbera, dove venivano stivate le granaglie e in grosse brocche l'olio di oliva nei numerossissimi localetti posti a cerchio come fosse una Arena, la costruzione fatta completamente con le mani, impastando con acqua il famoso Tino, il materiale che i locali usavano come cemento per costruire le loro vecchie abitazioni, le immagini sono abbastanza descrittive. Partenza per la cittadina di Gharian, ma non ci fermeremo, l'intinerario fatto da Nanni è proseguire per le case sotterranee berbere, altra stupenda realtà. Lungo la strada c'è chi approfitta per riposare cercando di dormire, e chi invece è ancora molto attivo, fotografa di tutto, come volesse imprigionare tutto quello che gli scorre veloce innanzi per immortalarlo in un immenso ricordo, portare con se tutto l'immaginabile. Oltrepassato Gharian arriviamo al villaggio di Qabilat Awiad Abu Salamah, situato sul margine dell'altopiano, la veduta panoramica è stupenda, si spazia con lo sguardo sulla sterminata pianura sabbiosa sottostante verso Tripoli. Entriamo in una casa sotterranea di accoglienza per turisti e visitatori, il pranzo che ci aspetta è il Couscous, anticipato da brodini locali e salsine varie piccantissime ma ottime, l'abitazione come si può immaginare è molto fresca e accogliente. Dopo aver gustato il buonissimo Couscous, ci congediamo dopo aver fatto una carrellata di foto. Ritorniamo sulla strada per Tripoli dove lungo il bordo sono in esposizione tutti i manufatti in terracotta di produzione locale, ogni uno di noi fa molti acquisti, sono souvenir utili, da regalare, e qualcuno tenerlo per se come Couscoussiere molto belle e vari altri oggetti sempre in terracotta. Lungo la strada verso Tripoli vediamo un vecchio impianto a pioggia in funzione... quanti giorni e notti passate a spostare la colonna dell'impianto di cinque metri ogni mezz'ora, si perché finita la scuola ritornavo in campagna dai miei nonni, nel podere vicino Oliveti o nell'altro vicino Zavia lavoravo con i miei zii a fianco dei locali, si facevano tre turni, anche quello di notte, si arrivava infondo alla campagna che già la piantagione situata all'inizio soffriva la sete, e bisognava caricare la colonna di tubi sul carro per iniziare subito ad innaffiare dall'inizio. Arriviamo a Tripoli che è già notte, ceniamo al Matam Al Murjam nella piazza dell'ex Cattedrale del Sacro Cuore di Gesù, in occasione festeggiamo il compleanno di una cara persona del nostro gruppo, giretto nell'ex piazza Italia davanti alla fontana dei cavalli, e dopo a nanna.

21-10-2010: Visita al mercato coperto di Tripoli in piazza Madan al Suwahli, nei pressi della chiesa della Madonna della Guardia, vicino al corso oggi Omar al Mukhtar, una breve passeggiata verso la scuola Roma dove alcuni di noi hanno frequentato le medie, commerciali o come me le industriali, e diamo uno sguardo all'ex Istituto tecnico geometri, oggi credo ospiti una sezione degli affarti interni, proibito fotografare. Giriamo per la Carttedrale, e nostra intenzione visitarla, vedere oltre alle modifiche esterne anche il suo interno, questo non prima di far visita alla Fontana della Gazzella. La fontana è ancora bellissima, ma non riesco a fare una foto senza che nel fotogramma non appaia un'auto, il traffico è intenso, ci rinfranchiamo un po all'ombra degli alberi del giardino preparandoci per la visita alla Moschea ex Cattedrale cristiano cattolica dal 1928-1970, poi Moschea Islam Sunnita dal 1970 Maldan al Jazair. Ci togliamo le scarpe, come uso mussulmano, ed entriamo invitati dagli addetti con gentilezza e cortesia, nella moschea non immaginiamo lontanamente quello che poi troveremo, molti passi del corano dipinte sui muri, due grandi lampadari appesi sotto le cupole, tutto il colonnato dell'ex Cattedrale è stato rivestito da listine di legno di papiro, un soppalco come zona riservata alle donne, e al posto dell'altare una grande pala che copre per la sua altezza la parete, raffigurante un brano del Corano, la pala è spostata dal centro della parete dove era l'altare, per poterla orientare verso la Mecca. Usciamo un po maliconici per il cambiamento avvenuto. ormai è mezzogiorno passato, ci rechiamo nella piazzetta di un bar davanti al Castello per rinfrescarci e toglierci di dosso la malinconia che ci aveva invaso, breve sosta e Nanni ci propone di andare a pranzare in una bettola in una traversa a destra della Cattedrale, ci dice che possono venire solo quelli con lo stomaco forte gli altri li porterà a pranzare dal Turco, dove si mangiano spiedini di pollo e verdure, carne di manzo con patatine fritte. metà del gruppo compreso il sottoscrtto seglie la bettola. Bettola nel vero senzo della parola, un couscous con carne di cammello micidiale, piccantissimo, alcuni lo hanno scelto con l'orata, ma con il cammello era buonissimo, il mio consuocero si è cimentato con degli insaccati di cammello e altra carne che non so descrivere, sudava a catinelle, non so se per il sapore o per il piccante. Alla parete dellla saletta un quadro del Rais faceva bella mostra, non vi descrivo i sevizi igienici... o il lavandino per lavarsi le mani quasi divelto. nel pomerigio dopo esserci recati in albergo per rinfrescarci e cambiarci, ci riinoltriamo nel Suk, e un giretto in piazza Italia, per la sera il programma è cenare a base di pasce a Tajoura. Ci accompagna nostro ospite un ragazzo contattato da mio cugino mesi prima dall'Italia via internet, residente in Zavia. La cena ottima, e la serata la finiamo a fumare il Narghilè sotto gli archi dell'ex Palazzo dell'INPS, poi passaggio per piazza Italia e ritiro in Hotel.

22-10-2010: Oggi visita all'Orfanotrofio Gerondocomio di Casa San Giuseppe, dove io ci ho passato quasi 5 anni della mia giovinezza, essendo Orfano di Guerra e ritornato all'età di dieci anni la dove tutto ebbe inizio, dove mio padre telegrafista e poi sergente maggiore della sussistenza, prestava servizio a Bengasi, Barce, e Oberdan, dove conobbe mia madre diciassettene, e si sposarono, lei faceva parte con la sua famiglia dei 20.000, erano destinati in Cirenaica, ma ci stetterero ben poco, il tempo necessario che venissero al mondo due mie zie, così la famiglia salì a 12 figli. La guerra fece il resto, le ritirate portarono i miei nonni a piedi o con mezzi di fortuna in Tripolitania, mia madre seguì pochi mesi dopo mio padre rimpatriato in Italia per causa di guerra, lei era incinta di mio fratello all'ottavo mese. Mio padre per la causa del suo rimpatrio dopo dieci anni morì, all'età di 33 anni, io ne avevo 5 e mio fratello 8, così mia madre rimase sola con una macelleria in un paese degli appennini pugliesi con due figli. Mio nonno venuto a trovare i suoi fratelli in italia riuscì a convincerla di tornare a Tripoli dalla sua famiglia, rimasta vedova a 28 anni aveva portato avanti l'attivita e cresciuto da sola i due figli per 5 anni ed era stanca, e così partimmo per la Libia appena ebbi finito la quinta elementare, dovevamo restarci pochi mesi, le vacanze estive dicevano... ma ci restai 5 anni, chiudo la parentesi. Purtroppo il collegio essendo oggi Venerdì, è chiuso, posso guardarlo dall'esterno, i cambiamenti sono moltissimi, il muro di cinta non c'è più al suo posto una ringhiera, gli alberi di eucaliptus ai bordi della carreggiata sono scomparsi, la strada è a due carreggiate una per senso di marcia, il campo sportivo del collegio non esiste piò, come l'agrumeto, sembra che esternamente lo stabile non abbia subito cambiamenti significativi, oltre alla tinteggiatura esterna di un bianco candido e delle persiane di color verde bandiera libica, a suo tempo era di color nocciola chiaro. Peccato non essermi ricordato del Venerdì, avrei potuto spostare le altre escursioni... visitarlo internamente mi avrebbe dato delle emozioni da infarto, trovarmi appoggiato alla recinzione a guardare le scale di accesso al nostro padiglione è straziante, con una emozione indesrivibile. Purtroppo dobbiamo continuare il programma giornaliero, la meta successiva è Leptis Magna, io sarei rimasto volentieri ad aspettare l'apertura del collegio, ma bisogna accontentare tutti, anche perché essendone l'organizzatore, se c'è qualcuno che di solito si sacrifica è sempre chi ha organizzato il viaggio. Faccio mia culpa e partiamo per Leptis Magna, le foto descrivono come sempre meglio delle parole sia il tragitto, fotografando la campagna circostante, che l'arrivo e la permanenza nel sito. Partenza passando da Tajoura verso Tripoli, e cena davanti al Marco Aurelio, al Ristorante Al Aktar, con musica, è l'ultima sera a Tripoli, e vogliamo godercela nel completo relax, anche se un po di malinconia ci assale per l'imminente partenza, cera molto altro da vedere... le persone che non abbiamo potuto contattare, e che avremmo voluto riabbracciare per l'ultima volta... .

23-10-2010: Tutto procede per il meglio e secondo il programma, il pulmino alle 5,30 è puntuale, saliamo a bordo, e per totto il tragitto fino all'aeroporto regna il silenzio assoluto, solo il buon giorno in arabo siamo stato capaci di tirar fuori pe l'autista Amin e la guardia armata Amjid, il nostro angelo custode, per il resto assoluto silenzio. Arrivari all'aeroporto saluti e forti abbracci ai due nostri pazienti compagni di viaggio, e poi l'imbarco verso l'Italia. Mentre sorvoliamo Tajoura e viriamo su Tripoli per prendere la rotta verso l'Italia, voliamo fra le nuvole bianche e, in silenzio incominciano come in un film a scorrere le immagini, le parole e le sensazioni che abbiamo provato in questo viaggio di ritorno in questo paese dove molti anni fa abbiamo lasciato il cuore, anche se io non ci sono nato... mi ha dato qualcosa di indescrivibile, oggi capisco molto più di ieri cosa è l'Africa!

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vicino al corso Omar Al Muktar