La Parolaccia.
Eravamo
nel 1961, la fine della scuola era finalmente arrivata... purtroppo,
ero stato rimandato in Arabo e matematica, e pertanto dovevo riparare a
Settembre quelle due materie, anche se la matematica non mi preoccupava
più di tanto, bastava mi applicassi di più, cosa che non avevo fatto
durante quasi tutto l'anno scolastico, escluso l'ultimo mese che mi ero
impegnato moltissimo venuto a sapere che se fossi stato promosso
rimpatriavo con mia madre e tutti gli altri parenti. Mi alzavo alle
quatto del mattino per ripassare tutto il programma dell'anno
scolastico, che purtroppo avevo trascurato, e avevo recuperato un
cinque e quindi non c'è l'avevo fatta. L'arabo invece mi dava pensiero,
anche perché essendo la lingua madre, bisognava avere la sufficienza
altrimenti anche solo per quella materia se non avevi almeno un 5,5
venivi bocciato. Purtroppo essendo da soli tre anni che studiavo
l'Arabo avevo un quattro, e recuperare in quattro mesi circa era molto
difficile.
Quasi
tutti i miei parenti compreso i miei nonni, erano rimpatriati, avevano
venduto tutti i poderi, mia madre era rimpatriata con loro per
preparare il nostro definitivo rientro in Italia, dato che mio fratello
dal 1960 risiedeva in Italia presso una mia zia paterna. Io pertanto
ero rimasto solo, salvo una mia zia materna che abitava a Tripoli, suo
marito aveva una piccola ditta di trasporti, trasportava acqua alle
compagnie petrolifere che già iniziavano a prosperare e moltiplicarsi
in quel paese, poi avevo altre due zie materne una risiedeva a Bianchi,
e una vicino Oliveti, non intendevano per il momento vendere, anche se
i segnali di intolleranza verso noi italiani non mancavano, anzi si
andavano accentuando sempre di più. Pertanto essendo orfano di guerra,
avevo diritto alla permanenza in collegio (Pagando una quota ridotta)
solo fino alla fine dell'anno scolastico, quindi le vacanze di studio
le dovevo trascorrere presso una delle mie zie in campagna. quella
settimana era la penultima di permanenza a San Giuseppe, prima della
mia partenza per Bianchi, e mi raggiunse la notizia dai miei compagni
che c'era in programma per la domenica una uscita a Tripoli, in quel
periodo era in proiezione in alcune sale cinematografiche della città
il film "Quo Vadis", e quindi nel collegio regnava un'aria euforica, si
trattava di un avvenimento eccezionale... uscire dal collegio e recarsi
in una sala cinematografica di Tripoli... era veramente eccezionale! Io
quella pellicola l'avevo già vista in prima visione all'età di otto
anni a Foggia con i miei zii che in quella città risiedevano; sono nato
e vissuto fino all'età di dieci anni, fino alla partenza per Tripoli a
Rocchetta Santantonio ( Non San Antonio) provincia di Foggia, pertanto
non avvertivo tutto quell'entusiasmo. Era arrivato il Venerdì pomerigio
intanto, e il fermento si avvertiva in tutti i momenti della giornata,
l'entusiasmo andava crescendo, non vedevano l'ora dell'arrivo della
Domenica. Ma come spesso accade, quando aspettiamo con ansia un
avvenimento a noi caro, succede sempre qualcosa che c'è lo rovini.
E
così fu infatti..., eravamo in studio, e ci arrivò l'ordine di Padre
Umile da uno dei ragazzi "Appena terminato il tempo di studio, dovevamo
recarci nell'atrio davanti al dormitorio, perché il Padre doveva
parlarci!" Bah... io non riuscivo a capirne il motivo anche perché non
era successo niente di particolare, anzi tutto era filato a perfezione
in quei giorni. Ci ritrovammo tutti nell'atrio aspettando Padre umile,
che non tardò ad arrivare anticipato dallo scricchiolio dei suoi
sandali lungo il corridoio che ci anticipavano il suo arrivo, notai che
in mano aveva la solita bacchetta di faggio rosso di 10 x 10 mm. e
lunga 60 cm. circa, ai ai pensai... c'era qualcosa di strano, di solito
quando in mano aveva quella bacchetta per qualcuno erano dolori! Ci
dispose a semicerchio, e lui con alle spalle la porta del dormitorio
chiudeva il cerchio. Subito senza preamboli incominciò "Sulla finestra
del primo bagno indicando con la bacchetta i bagni, qualcuno ha scritto
una parolaccia irripetibile, e questo qualcuno deve fare un passo
avanti", noi ci guardammo con aria interrogativa, cadevamo dalle
nuvole... chi poteva essere lo screanzato ci domandavamo, che aveva
commesso una così cretina azione? Purtroppo il tempo datoci passò e
nessuno fece un passo avanti, lui pazientemente ci spiegò che le suore
come sapevamo bene, la sera finito il loro lavoro, per recarsi nella
loro residenza adiacente alla struttura principale, dovevano passare
davanti alle finestre dei nostri servizi, pertanto avevano notato
questa parolaccia, scritta sul vetro smerigliato della finestra che era
quasi sempre chiusa.
Quello
che faceva arrabbiare il Padre, era che chi l'aveva scritta sul vetro
smerigliato, era stato ben attento a scriverla al rovescio, in modo che
dall'esterno fosse perfettamente leggibile! Quindi intenzionale, voleva
che fosse letta dalle suore! Alle nostre domande... cosa di tanto
irripetibile avessero mai scritto, lui rispose duro " Andate a leggerla
nel bagno" indicando con la bacchetta. Si effettivamente l'avevano
scritta bella grande e al contrario quindi facilmente leggibile
dall'esterno, la parola riportava il sesso femminile, e non penso sia
stato il significato della parola che abbia fatto arrabbiare come non
l'avevo mai visto il Padre, ma lo scopo ... era molto più grave,
volevano che fosse letta dalle suore, e questo era imperdonabile.
Minacciò di metterci in castigo (In studio), per quindici giorni, e
Domenica niente uscita in Città a vedere Quo Vadis, se non si fosse
fatto avanti il colpevole di quell'atto riprovevole in mezzo'ora. In
quel lasso di tempo si poteva ascoltare il rumore dei vari cervelli
tanto era il silenzio nell'atrio, tutti pensavamo chi potesse essere
stato... ma nessuno si faceva avanti, ed il tempo passava..., io
arrivai ad una decisione, pensai "Cosa me ne importa del film, io l'ho
già visto, e poi quindici giorni in castigo tutti... vuol dire che per
quindici giorni saremmo tutti insieme, no no... devo trovare una
scappatoia pensai! Io nel tempo libero oltre a giocare a pallone e
divertirmi con i miei compagni, amavo molto la caccia, e pertanto da
sempre possedevo una fionda, approfittavo in vari momenti di cacciare
per la campagna o al campo sportivo, come avrei potuto essere libero se
avessimo dovuto stare insieme per quindici giorni in studio.
Così
decisi, feci un passo avanti ed esclamai con sicurezza "Sono stato io
Padre". La sua sorpresa fu grande, forse aveva già dei sospetti su
qualcuno, e la mia azione lo colse di sorpresa. Le conseguenze furono
più o meno quelle che avevo pronosticato, 20 bacchettate dieci per ogni
mano, più altre dieci perché dal dolore ritrassi una mano ed un colpo
andò a vuoto prendendomi solo le punta delle dita. Disse a tutti gli
altri che potevano andare, erano liberi di fare ricreazione, mentre a
me confermò il castigo promesso, tornai in studio in castigo a leccarmi
le ferite, mettendo le mani sotto il rubinetto dell'acqua fresca dei
sevizi, con il refrigerio dell'acqua facevano più male... pulsavano, ma
avevo raggiunto il mio scopo, loro sarebbero andati tutti al cinema
Domenica, anche Fra Giacinto il barbuto caro e robusto frate
responsabile della campagna, ed io sarei rimasto solo in collegio con
la mia fionda... immaginate? I quindici giorni non li feci perché
dovevo andare a casa la settimana dopo, avevo calcolato tutto in quella
mezz'ora di tempo, e la settimana di castigo passò in fretta, poi la
settimana di castigo mi fu utile per ripassare le materie che dovevo
riparare a Settembre.
Riparai
a Settembre, fui promosso, e a Novembre mia madre venne a Tripoli per
portarmi in Italia, il giorno prima della partenza dal collegio, Padre
Umile mi convocò nel suo ufficio, e paternalmente mi chiese "Perché hai
detto di essere stato tu a scrivere quella parola sul vetro? So che non
sei stato tu, aggiunse; tu infondo sei sempre stato un bravo ragazzo, e
non era da te una azione del genere!" Gli risposi che il film io lo
avevo già visto... e che non trovavo giusto punire tutti per qualcuno
che aveva fatto una cretinata, e che avevo calcolato bene il castigo,
30 bacchettate in più o in meno non mi avrebbero cambiato la vita,
omisi di dirgli della fionda, ma sono sicuro che in cuor suo lo
sapesse, perché mi aveva castigato ancora per quel motivo, e sapesse
delle mie scorribande nella deliziosa campagna di Casa San Giuseppe!
Raffaele Favatà - R@ff