tornasu

La Madre Superiora.

Avevo circa 13 anni, ed eravamo credo nella seconda settimana di Marzo del 1960, prossimi al giorno di San Giuseppe, santo patrono del collegio. Eravamo scesi in refettorio in fila per due appena tornati dalla scuola che alcuni di noi frequentavano a Tripoli, facevamo sempre una sosta nell'atrio davanti alla cucina, aspettando che alcuni nostri compagni addetti quella settimana al servizio in refettorio, finissero di servire a tutti le pietanze del giorno. Sentivo dei morsi allo stomaco per la fame, e l'odore delle pietanze certo non mi aiutava a stare meglio. Finalmente il maestro Giunti persona ospite del collegio che aveva la responsabilità di seguirci in tutti i nostri spostamenti giornalieri, ci diede il permesso di entrare in refettorio. Le varie pietanze venivano servite in piatti di alluminio, e così anche i bicchieri erano di alluminio, ed è comprensibile, per la nostra sicurezza, e per evitare delle spese eccessive causate da rotture giornaliere. Di primo avevano servito quel giorno, maccheroni al sugo di pomodoro, ottimi... servirono per calmare momentaneamente i morsi della fame che non avevano mai lasciato il mio stomaco.

foto-lamadresuperiora

Avvicinai il piatto del secondo, e gli diedi un veloce controllo, be prometteva bene, quattro polpette ben rosolate e all'apparenza belle croccanti esternamente, emanavano un profumino invitante, e come contorno della verdura cotta, con la forchetta cercai di individuarne il tipo, muovendola nel piatto mentre gustavo una polpetta calda al punto giusto la quale non aveva tradito in nessun modo le mie aspettative, pensavo alla suora in cucina, "ahh... la madre cuoca responsabile della cucina è molto brava, caspita che polpettine!". Mi guardai intorno per vedere se qualche mio compagno avesse messo in disparte le polpette, ma niente; capitava spesso che qualcuno lasciasse nel proprio piatto qualche pietanza senza toccarla, sottovoce o per passa parola chiedeva se c'era qualche volontario che l'accettava, purtroppo piacevano a tutti, e quindi dovevo saziarmi con le mie e la verdura, che nel frattempo avevo avuto modo di appurare, erano cime di rapa lessate. Cercai di mettere in pratica i consigli di mia madre, la quale mi diceva sempre "Raffaele... a mamma, devi dare un morso al companatico e tre al pane se vuoi saziarti, il solo companatico non basta mai per toglierti la fame!", così feci, lasciai una polpettina per gustarmela dopo la verdura, iniziai con la forchetta ad aprire la verdura nel piatto, e con mia sorpresa notai dei piccolissimi filamenti di 0,5 mm. di diametro e di una lunghezza di circa 2,5-3 mm., avvicinai il piatto per guardarli meglio, subito avevo pensato "Saranno i fiorellini delle cime di rapa che non essendo sbocciati sembrano a prima vista dei piccoli vermetti..., ma i fiorellini non hanno un piccolo puntino nero ad una estremità", pensai. Presi il coltello e decisi di aprire i gambetti delle cime di rapa, e con stupore... erano pieni di vermetti bianchi... ma pieni da far impressione anche se piccolissimi! In un istante presi in mano la polpetta rimasta nel piatto e poi lo allontanai verso il bordo del tavolo! Be... non l'avessi mai fatto, in un istante il refettorio era tutto un mormorio..., i miei compagni si chiedevano perché io avevo allontanato il piatto contenente la verdura cotta!

Devo precisare che quando mangiavo, facevo l'analisi logica e grammaticale della pietanza del momento, quindi anche se mangiavo velocemente non mi sfuggiva nulla, se c'era qualcosa capitava a me, e io la trovavo! Pertanto tutti ne erano al corrente, il detto era "Se Raffaele rifiuta una pietanza, deve averci trovato dentro qualcosa...", e nessuno mangiava più quella pietanza in tutto il refettorio! Immaginate il mormorio dei ragazzi..., Padre Umile che pranzava con noi, su di un tavolo situato in fondo e di testa al salone refettorio e molto vicino al mio tavolo, si accorse del forte mormorio, e sapendo della mia reputazione, notò subito che non avevo toccato la verdura, anzi avevo allontanato da me il piatto. essendo persona molto intelligente ed accorta, capì subito che avevo trovato qualcosa nella pietanza, e mi chiamò, chiedendomi spiegazioni del perché non mangiavo la verdura. Quando il padre chiamava non c'era da star allegri, i problemi potevano saltar fuori anche se avevi delle buone ragioni... . Uscii fuori passando fra i miei compagni di tavolo (eravamo in 4), e presi il piatto, lo appoggiai sul tavolo di Padre Umile, facendogli notare la forte presenza dei vermetti in tutta la verdura cotta, lui con pacatezza e decisione disse ad alta voce "Chiamate la Madre Superiora"; la madre si trovava in quel momento in cucina, un ragazzo corse ad avvisarla, in quel momento avrei voluto essere lontano il più possibile, avevo un peso al cuore, sapevo che stavano arrivando le complicazioni..., ma speravo in cuor mio che la madre riconoscesse dopo aver visto gli ospiti non graditi nelle cime di rapa, esclamasse, "Bé... insomma può succedere!", ma purtroppo così non fu, la madre con durezza rivolta verso di me con il piatto incriminato in mano esclamò "Dove sono i vermetti... questi sono fiori, me li indichi dove sono?", esclamai deciso "Madre si vedono benissimo che sono pieni di vermi, e i fiori in germoglio non hanno la testolina nera", non feci in tempo a finire la frase che lei si mise in bocca una forchettata di cime di rapa piene di vermetti, davanti a tutti enfatizzando l'atto, vedendo la scena esclamai "Be li può mangiare lei, io certo non li mangio!" mi arrivò un manrovescio che feci fatica a restare in piedi, e non finì li, rimasi in castigo per una settimana. I miei compagni nelle ore di ricreazione giocavano in sala giochi o al campo sportivo, mentre io ero confinato nel salone studio.

Oggi che ho una età matura, e sono passati molti anni da quel giorno, quando ci penso, o capita di raccontarlo ai miei nipoti, sorrido dentro di me, giustificando quell'atto che allora mi sembrava fortemente ingiusto, e che mi era costato tante lacrime mentre ero solo nello studio, non per il dolore fisico che mi era stato procurato, ma per non essere stato rispettato come persona..., erano i primi forti insegnamenti..., cosa ci dovevamo aspettare dalla vita, e inconsapevoli ci preparavamo ad essere più forti!

Raffaele Favatà - R@ff

tornasu