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Partenza per la Libia.
16-10-2010:
Il viaggio di ritorno a Tripoli l'ho organizzato io su richiesta dei
miei zii e cugini. Dopo oltre 50 anni circa ecco che si presenta
l'occasione di ritornare in Libia, occasione data da Hasan Gritli, cara
persona rivista alla riunione annuale degli ex Libici che si manifesta
in quel di Paderno. Sono molti gli anni a dire il vero, e i cambiamenti
che sono avvenuti in quel paese sono moltissimi. Arrivo a Tripoli,
respiriamo aria famigliare tutto è andato bene, il nostro pulmino ci
aspetta per condurci in Hotel, dalla cui terrazza possiamo vedere tutta
la città a 360°, come descrivervi una emozione così forte.... Facciamo
un primo giro per il vecchio Suk, respiriamo i vecchi odori...
ritornano forti alla mente i vecchi ricordi, nella piazzetta del Suk
vicino il laboratorio del Professor Angelini, le persone che
incontriamo ci guardano con curiosità, qualcuno ci saluta con un largo
sorriso dopo aver capito che siamo italiani. La prima cena a Tripoli è
al ristorante Al Ahta a fianco all'arco di Marco Aurelio, poi ritorno
verso piazza Italia, ormai è notte, che emozioni..., andiamo a nanna
per prepararci per il nuovo giorno che prevediamo non meno carico di
emozioni.
17-10-2010:
Questa mattina partenza per il cimitero italiano in località Hammangi
nella città di Tripoli, dove sono raccolte tutte le spoglie dei defunti
itagliani sia militari che civili, precedentemente sparsi nei vari
villagi. Grazie al grande e paziente lavoro durato 18 anni del sig. Bruno Dalmaso
se tutto questo è stato possibile. Cosa posso dirvi... giudicate voi
dalle immagini, visitando in assoluto silenzio il cimitero... vi
sciendono le lacrime per la forte commozione, quando si entra nei
corridoi dove sono ospitate con cura e ordine nei loculi numerati le
salme dei nostri connazionali, la tristezza vi assale, leggere le liste
sulle pareti dei corridoi dei defunti ospitati vi da un pugno al cuore
leggere nomi e cognomi famigliri, persone conosciute e con gli anni
dimenticate. il nostro riconoscimento va alle persone che hanno
contribuito con il loro impegno, sia politico che di lavoro manuale sul
terreno, come il signor Bruno Dalmaso, per la sua
completa e accanita dedizione alla raccolta delle salme, sparsi ovunque
nei cimiteri della tripolitania. Un lavoro immane, fatto di ricerca e
informazioni, perchè la maggior parte dei cimiteri era stata rasa al
suolo, non si poteva individuare la posizione delle salme, le lapidi
scomparse, era il deserto. Immaginate per un istante il lavoro svolto,
individuare la zona, e scavado a caso cercare di individuare la salma,
disotterrare i poveri resti, cercare di dargli un nome in base alla
posizione della salma... conoscendo il nome di una salma vicina.... Noi
possimo solo ringraziarlo e portargli la nostra eterna gratitudine,
adesso riposano finalmente in pace, tutti riuniti in un ordine
perfetto. Cerchiamo di scrollarci di dosso la malinconia, la vita
continua ci diciamo, e ritorniamo verso il Suk ed il centro di Tripoli,
visitiamo la torre dell'orologio, e percorriamo la stradina degli
incisori, quasi nulla è cambiato, allinfuori della pavimentazione della
piazzetta dell'orologio appena rifatta, approfittiamo per acquistare
parecchi souvenir, piatti, brocche, vassoi, braccialetti, anelli in
argento... tutto quello che potrà domani ricordarci quei momenti quegli
attimi indimenticabili. Piazza Italia, la Fontana dei Cavalli, la Cattedrale, il Palazzo delle Poste, il palazzo dell'INPS...
ah... troppe emozioni! Invitati a bere un caffè all'italiana a casa di
Nanni (Hassan Gritli), saliamo in casa e, possiamo ammirare dal suo
balcone Corso Vittorio Emanuele III e la vista del Castello. Lunga
passeggiata sul lungomare, non è più quello di una volta, ma comunque è
accogliente, ricco di panchine e qualche chiosco per qualche bibita,
poi un largo giro per vedere lo stato delle altre chiese nei paraggi.
La chiesa Madonna della Guardia, è in ottimo stato, ma è stata adibita
a palestra, San Francesco, dove risiede il Vescovo Monsignor
Martinelli, è rimasta come un tempo, si è arricchita dietro l'altare
del quadro raffigurante la Madonna degli Angeli, che a suo tempo era in
quella chiesa, la quale fu Cattedrale fino al 1928 cedendo il nome di Cattedrale alla nuova chiesa del Sacro Cuore di Gesù, il quadro è opera dal pittore Napoletano G.Mancinelli, fu donato a Santa Maria degli Angeli, da Ferdinando II Re di Napoli nel 1857. Visita al Grand Hotel Roxi Al Nasr in notturna, poi ritorno in piazza davanti alla Cattedrele e cena al Matam Al Murjam.
18-10-2010:
Partenza verso Zavia per ritrovare i vecchi poderi, la prima sosta la
facciamo ad Oliveti, non sappiamo cosa troveremo pertanto siamo
preparati a tutto, con la speranza che siano rimaste almeno delle
testimonianze. Quando il pulmino si ferma, stentiamo a credere che il
posto sia quello giusto, qualcuno dice all'autista che si è sbagliato,
dovrebbe essere più avanti...!, ma purtroppo non si è sbagliato siamo
davanti alla chiesa di Oliveti, la chiesa è ancora in piedi, ma in
condizioni penose, ma tutto il resto... il villaggio dovè, qualcuno
commosso esclama ma... è impossibile! La domenica si andava a messa in
quel villaggio, e noi ragazzini quando uscivamo andavamo a comperarci
il gelato, e poi si salutava tutti e con il carro con la ruote di gomma
si tornava al podere n°53, era per tutti un rito, una occasione per
incontrarci. Scattiamo varie foto, e proseguiamo per i vari poderi, il
primo che cerchiamo di individuare, e non e facile è il podere di mio
zio Sella Antonio e fratelli, il n°53, situato sulla vecchia
Carovaniera che da Zavia portava ad Oliveti situata fra la statale ed
il mare. Troviamo la casa o quel che resta, un pezzo dell'ex magazzino
e di due camere da letto, tutto il resto è scomparso, occupato da
costruzioni nuove dei nativi, la campagna è l'ombra di quella che era a
suo tempo verde e rigogliosa, adesso arida, gli ulivi abbandonati,
senza nessun segno di potature, la casetta del motore diesel che
pompava l'acqua dalla vasca nell'impianto a pioggia sono rimaste solo
le mura perimetrali, la vasca dell'acqua è l'unico manufatto dell'epoca
che ancora si presenta funzionante, mi si stringe il quore quando
girando l'angolo del retro della casa ci appare una enorme pianta di
rose, si una delle piante della nonna rimasta li ad aspettarci,
qualcuno cede alle lacrima, si lacrime, perché li c'é nato, su quella
terra ha visto la luce e ha fatto i suoi primi passi, i giorni e gli
anni trascorsi in quel luogo passano veloci nella mente riportando
ricordi ed emozioni che solo in quel luogo potevano riaffiorare.
Lasciare tutto quello che si possedeva, affetti, amici, tutto per un
paese sconosciuto a 12 è 16 anni, non è stato certo facile per i miei
nonni e zii, per tutti quelli che hanno dovuto subire quella stessa
sorte non è stato facile. Facciamo una foto ricordo sotto il vecchio
ulivo con il ricordo della pianta di rose della nonna, e partiamo per
il podere Habib, era una concessione molto grande, dove trascorreva le
sue vacanze estive la nipote del Re Idris con la sua famiglia. La
costruzione principale è da tempo abbandonata. La casetta del frantoio,
la vecchia mietitrebbia, e i tre campi di bocce... che non esistono
più, mio cugino che in quel luogo era nato e ricorda perfettamente
tutto, svolta l'angolo della casa per recarsi sul retro e si sbianca in
volto... cosa hai visto gli chiedo, e lui con le lacrime agli occhi fa
fatica a rispondermi, svolto langolo anch'io e non vedo nulla di
strano, dopo un po quando l'ansia si è affievolita e la voce gli è
ritornata mi dice "Vedi quel vaso di fiori in pietra... 50 anni fa io
ero in una macchinina rossa a pedali, dei figli della nipote di Re
Irdris, e sotto quel vaso fui fotografato con mia madre accovacciata
vicino a me che mi accarezzava, il vaso è ancoralì...! E scoppiò a
piangere. Si il vaso è ancora lì, ma il cortile dove erano le stalle
dei cavalli e dei bovini sono in uno stato pietoso, gestite da
manovalanza egiziana, l'officina ha solo le mura perimetrali, il
vecchio pergolato... la casa dove abitava mio zio, lui era il fattore a
quel tempo, e tutto era diverso, il pergolato lo avevano piantato loro,
oggi i due suoi figli che a quel tempo avevano 8 e 5 anni si fanno una
foto ricordo davanti al pergolato e a quello che rimane della casa, il
vecchio cancello del cortile è ancora perfettamente intatto. Partiamo
per Sabratha, cosa dire... non ci sono parole per descriverla, lascio
parlare le immagini. A sera rientro a Tripoli.
19-10-2010: Visita al museo di Tripoli situato nel Castello, dove sono ospitati la maggior parte dei reperti di Sabratha e Leptis Magna,
oltre ad altri reperti di altre ville romane, è ospitata nel museo
anche una sezione dedicata alla storia Libica, usi e costumi, e reperti
antropologici di varie epoche, ospita anche la Volksvagen di Gheddafi.
Anche quì lascio parlare le immagini. Foto ricordo davanti al Castello,
e giro per il vecchio Suk, Moschea Karamanli, botteghe degli incisori, e ritorno nella piazzetta della fontana del Suk vicino al laboratorio del Professor Angelini. Partenza per Zavia
per completare la ricerca del podere di mio nonno Sella Giuseppe, e
quello dei Bordin, i due poderi confinavano, pertanto trovato il primo
l'altro non sarà un problema trovarlo. Abbastanza difficoltoso e stato
trovare dei riferimenti, dato i forti cambiamenti delle strade di
collegamento, alla fine riesco ad individuare la linea di confine fra i
due poderi, fatto di pini marittimi, e piante di Ricino (Che dai semi
si ricava il famoso olio!!), che ricordavo perfettamente. Seguendo il
confine sapevo che saremmo arrivati alla vasca dell'acqua, e così e
stato, ragazzi che emozioni... è il manufatto ancora quasi intatto,
circondato dal canneto come me lo ricordavo. Scendiamo verso la casa, e
purtroppo di lei resta pochissimo, una piccola parte di una camera da
letto, l'abitazione è stata trasformata in una officina di un fabbro,
costruisce cancelli ringhiere, rimorchietti agricoli, in un disordine
eccezionale, salutati i proprietari che al nostro arrivo erano rimasti
molto sorpresi, ci salutano elargendoci dei larghi sorrisi, ci
dirigiamo verso il podere dei Bordin, con sorpresa constatiamo che la
casa è quasi intatta, piccoli cambiamenti, la parte del cortile, stalle
e la costruzione dell'officina fino all'inizio della casa compreso il
muro di cinta non esistono più, l'agrumeto è ancora rigoglioso, le
piante sono molto invecchiate ma ci sono ancora, qualche spazio vuoto,
ma in complesso ancora attivo, carico di arance grosse come meloni. La
nostra guida-autista e il militare che ci accompagnavano costantemente
nei nostri spostamenti mi dicono che il tripolino proprietario del
terreno, avendo sentito che erano arrivati degli italiani, ci invitava
nella sua casa a circa 100 m. di distanza dalla vecchia casa poderale,
aveva costruito una nuova casa quasi a ridosso della vasca dell'acqua.
Ci accolgono con cortesia offrendoci pasticcini e tè in un grande
salone con moquette e grandi cuscini disposti lungo le pareti, la
sorpresa arriva quando nel locale entra un anziano signore coperto da
un baraccano bianco e copricapo, inizia subito salutandoci in un
italiano perfetto, è l'acqirente del vecchio podere, oggi
ottantaduenne, ma perfettamente in forma fisicamente e mentalmente, fa
i nomi di tutti i componenti la famiglia Bordin chiedendo loro notizie
ad uno dei figli dei Bordin presente nel nostro gruppo che a quel tempo
era un ragazzino, incomincia così fra di loro una scarica di ricordi
impressionante, il vecchio fra le lacrime per la commozione fa il nome
anche della cavalla Stella che era nella stalla dei Bordin, quanti
ricordi scorrono in quella ora, facciamo delle foto ricordo davanti
alla nuova casa e alla vasca, che mostra i segni degli anni trascorsi,
e ci lasciamo tutti commossi, anche i figli del vecchio arabo uno
Dottore e l'altro Architetto cedono alle lacrime, bisogna pensare che
da ragazzini giocavano e lavaravano a fianco con i Bordin e pertanto la
commozione era inevitabile. Ripassiamo a fianco della vasca dell'acqua
del podere di mio nonno, come per un ultimo saluto, e ci dirigiamo
verso Zavia. La chiesa è diventato un centro
culturale, in mezzo a grossi palazzi che la sovrastano, non ci
inoltriamo nella cittadina perchè non abbiamo nel gruppo qualcuno che
ci abitava, pertanto facciamo ritorno a Tripoli, La nuova statale senza
più eucaliptus e a doppia carreggiata passa come la vecchia a ridosso
dell'ex podere di mio nonno, passiamo davanti a quel che resta della
casa rallentando per dargli un ultimo sguardo, quanta pena nel
cuore...! A Tripoli facciamo un giro sul lungomare vicino al nuovo
mercato del pesce, e poi ci rechiamo per la cena con Nanni (Hassan
Gritli) presso il Bar Trattoria degli Artisti, situato nella zona
vecchia dove è l'Arco di Marco Aurelio, la cena è a base di Arishta,
fatta preparare dalla madere del proprietario del locale, speciale! In
occasione festeggiamo il compleanno di Bordin coinvolgendo anche due
clienti inglesi presenti nel locale!
20-102010: Partenza per il Gharian,
con il nostro pulmino e la guardia sempre presente, ci dirigiamo verso
l'altopiano. Molti del gruppo non ci sono mai stati, io ci ero stato
con mio zio, che in quegli anni aveva una ditta di trasporti, riforniva
d'acqua i pozzi petroliferi che in quegli anni iniziavano le
estrazioni. Ci fermiamo ad un punto di ristoro sulla statale prima
dell'altopiano, molto accogliente e rifornito, per poi proseguire per
la prima tappa al granaio di Qasr al Hajj, stupenda
costruzione berbera, dove venivano stivate le granaglie e in grosse
brocche l'olio di oliva nei numerossissimi localetti posti a cerchio
come fosse una Arena, la costruzione fatta completamente con le mani,
impastando con acqua il famoso Tino, il materiale che i locali usavano
come cemento per costruire le loro vecchie abitazioni, le immagini sono
abbastanza descrittive. Partenza per la cittadina di Gharian,
ma non ci fermeremo, l'intinerario fatto da Nanni è proseguire per le
case sotterranee berbere, altra stupenda realtà. Lungo la strada c'è
chi approfitta per riposare cercando di dormire, e chi invece è ancora
molto attivo, fotografa di tutto, come volesse imprigionare tutto
quello che gli scorre veloce innanzi per immortalarlo in un immenso
ricordo, portare con se tutto l'immaginabile. Oltrepassato Gharian arriviamo al villaggio di Qabilat Awiad Abu Salamah,
situato sul margine dell'altopiano, la veduta panoramica è stupenda, si
spazia con lo sguardo sulla sterminata pianura sabbiosa sottostante
verso Tripoli. Entriamo in una casa sotterranea di accoglienza per
turisti e visitatori, il pranzo che ci aspetta è il Couscous,
anticipato da brodini locali e salsine varie piccantissime ma ottime,
l'abitazione come si può immaginare è molto fresca e accogliente. Dopo
aver gustato il buonissimo Couscous, ci congediamo dopo aver fatto una
carrellata di foto. Ritorniamo sulla strada per Tripoli dove lungo il
bordo sono in esposizione tutti i manufatti in terracotta di produzione
locale, ogni uno di noi fa molti acquisti, sono souvenir utili, da
regalare, e qualcuno tenerlo per se come Couscoussiere molto belle e
vari altri oggetti sempre in terracotta. Lungo la strada verso Tripoli
vediamo un vecchio impianto a pioggia in funzione... quanti giorni e
notti passate a spostare la colonna dell'impianto di cinque metri ogni
mezz'ora, si perché finita la scuola ritornavo in campagna dai miei
nonni, nel podere vicino Oliveti o nell'altro vicino Zavia lavoravo con
i miei zii a fianco dei locali, si facevano tre turni, anche quello di
notte, si arrivava infondo alla campagna che già la piantagione situata
all'inizio soffriva la sete, e bisognava caricare la colonna di tubi
sul carro per iniziare subito ad innaffiare dall'inizio. Arriviamo a
Tripoli che è già notte, ceniamo al Matam Al Murjam nella piazza dell'ex Cattedrale del Sacro Cuore di Gesù,
in occasione festeggiamo il compleanno di una cara persona del nostro
gruppo, giretto nell'ex piazza Italia davanti alla fontana dei cavalli,
e dopo a nanna.
21-10-2010: Visita al mercato coperto di Tripoli in piazza Madan al Suwahli, nei pressi della chiesa della Madonna della Guardia, vicino al corso oggi Omar al Mukhtar, una breve passeggiata verso la scuola Roma
dove alcuni di noi hanno frequentato le medie, commerciali o come me le
industriali, e diamo uno sguardo all'ex Istituto tecnico geometri, oggi
credo ospiti una sezione degli affarti interni, proibito fotografare.
Giriamo per la Carttedrale, e nostra intenzione visitarla, vedere oltre alle modifiche esterne anche il suo interno, questo non prima di far visita alla Fontana della Gazzella.
La fontana è ancora bellissima, ma non riesco a fare una foto senza che
nel fotogramma non appaia un'auto, il traffico è intenso, ci
rinfranchiamo un po all'ombra degli alberi del giardino preparandoci
per la visita alla Moschea ex Cattedrale cristiano cattolica dal 1928-1970, poi Moschea Islam Sunnita dal 1970 Maldan al Jazair.
Ci togliamo le scarpe, come uso mussulmano, ed entriamo invitati dagli
addetti con gentilezza e cortesia, nella moschea non immaginiamo
lontanamente quello che poi troveremo, molti passi del corano dipinte
sui muri, due grandi lampadari appesi sotto le cupole, tutto il
colonnato dell'ex Cattedrale è stato rivestito da listine di legno di
papiro, un soppalco come zona riservata alle donne, e al posto
dell'altare una grande pala che copre per la sua altezza la parete,
raffigurante un brano del Corano, la pala è spostata dal centro della
parete dove era l'altare, per poterla orientare verso la Mecca. Usciamo
un po maliconici per il cambiamento avvenuto. ormai è mezzogiorno
passato, ci rechiamo nella piazzetta di un bar davanti al Castello per
rinfrescarci e toglierci di dosso la malinconia che ci aveva invaso,
breve sosta e Nanni ci propone di andare a pranzare in una bettola in
una traversa a destra della Cattedrale, ci dice che possono venire solo
quelli con lo stomaco forte gli altri li porterà a pranzare dal Turco,
dove si mangiano spiedini di pollo e verdure, carne di manzo con
patatine fritte. metà del gruppo compreso il sottoscrtto seglie la
bettola. Bettola nel vero senzo della parola, un couscous con carne di
cammello micidiale, piccantissimo, alcuni lo hanno scelto con l'orata,
ma con il cammello era buonissimo, il mio consuocero si è cimentato con
degli insaccati di cammello e altra carne che non so descrivere, sudava
a catinelle, non so se per il sapore o per il piccante. Alla parete
dellla saletta un quadro del Rais faceva bella mostra, non vi descrivo
i sevizi igienici... o il lavandino per lavarsi le mani quasi divelto.
nel pomerigio dopo esserci recati in albergo per rinfrescarci e
cambiarci, ci riinoltriamo nel Suk, e un giretto in piazza Italia, per
la sera il programma è cenare a base di pasce a Tajoura. Ci accompagna
nostro ospite un ragazzo contattato da mio cugino mesi prima
dall'Italia via internet, residente in Zavia. La cena ottima, e la
serata la finiamo a fumare il Narghilè sotto gli archi dell'ex Palazzo
dell'INPS, poi passaggio per piazza Italia e ritiro in Hotel.
22-10-2010: Oggi visita all'Orfanotrofio Gerondocomio di Casa San Giuseppe,
dove io ci ho passato quasi 5 anni della mia giovinezza, essendo Orfano
di Guerra e ritornato all'età di dieci anni la dove tutto ebbe inizio,
dove mio padre telegrafista e poi sergente maggiore della sussistenza,
prestava servizio a Bengasi, Barce, e Oberdan, dove conobbe mia madre
diciassettene, e si sposarono, lei faceva parte con la sua famiglia dei
20.000, erano destinati in Cirenaica, ma ci stetterero ben poco, il
tempo necessario che venissero al mondo due mie zie, così la famiglia
salì a 12 figli. La guerra fece il resto, le ritirate portarono i miei
nonni a piedi o con mezzi di fortuna in Tripolitania, mia madre seguì
pochi mesi dopo mio padre rimpatriato in Italia per causa di guerra,
lei era incinta di mio fratello all'ottavo mese. Mio padre per la causa
del suo rimpatrio dopo dieci anni morì, all'età di 33 anni, io ne avevo
5 e mio fratello 8, così mia madre rimase sola con una macelleria in un
paese degli appennini pugliesi con due figli. Mio nonno venuto a
trovare i suoi fratelli in italia riuscì a convincerla di tornare a
Tripoli dalla sua famiglia, rimasta vedova a 28 anni aveva portato
avanti l'attivita e cresciuto da sola i due figli per 5 anni ed era
stanca, e così partimmo per la Libia appena ebbi finito la quinta
elementare, dovevamo restarci pochi mesi, le vacanze estive dicevano...
ma ci restai 5 anni, chiudo la parentesi. Purtroppo il collegio essendo
oggi Venerdì, è chiuso, posso guardarlo dall'esterno, i cambiamenti
sono moltissimi, il muro di cinta non c'è più al suo posto una
ringhiera, gli alberi di eucaliptus ai bordi della carreggiata sono
scomparsi, la strada è a due carreggiate una per senso di marcia, il
campo sportivo del collegio non esiste piò, come l'agrumeto, sembra che
esternamente lo stabile non abbia subito cambiamenti significativi,
oltre alla tinteggiatura esterna di un bianco candido e delle persiane
di color verde bandiera libica, a suo tempo era di color nocciola
chiaro. Peccato non essermi ricordato del Venerdì, avrei potuto
spostare le altre escursioni... visitarlo internamente mi avrebbe dato
delle emozioni da infarto, trovarmi appoggiato alla recinzione a
guardare le scale di accesso al nostro padiglione è straziante, con una
emozione indesrivibile. Purtroppo dobbiamo continuare il programma
giornaliero, la meta successiva è Leptis Magna, io
sarei rimasto volentieri ad aspettare l'apertura del collegio, ma
bisogna accontentare tutti, anche perché essendone l'organizzatore, se
c'è qualcuno che di solito si sacrifica è sempre chi ha organizzato il
viaggio. Faccio mia culpa e partiamo per Leptis Magna,
le foto descrivono come sempre meglio delle parole sia il tragitto,
fotografando la campagna circostante, che l'arrivo e la permanenza nel
sito. Partenza passando da Tajoura verso Tripoli, e cena davanti al
Marco Aurelio, al Ristorante Al Aktar, con musica, è l'ultima sera a
Tripoli, e vogliamo godercela nel completo relax, anche se un po di
malinconia ci assale per l'imminente partenza, cera molto altro da
vedere... le persone che non abbiamo potuto contattare, e che avremmo
voluto riabbracciare per l'ultima volta... .
23-10-2010:
Tutto procede per il meglio e secondo il programma, il pulmino alle
5,30 è puntuale, saliamo a bordo, e per totto il tragitto fino
all'aeroporto regna il silenzio assoluto, solo il buon giorno in arabo
siamo stato capaci di tirar fuori pe l'autista Amin e la guardia armata
Amjid, il nostro angelo custode, per il resto assoluto silenzio.
Arrivari all'aeroporto saluti e forti abbracci ai due nostri pazienti
compagni di viaggio, e poi l'imbarco verso l'Italia. Mentre sorvoliamo
Tajoura e viriamo su Tripoli per prendere la rotta verso l'Italia,
voliamo fra le nuvole bianche e, in silenzio incominciano come in un
film a scorrere le immagini, le parole e le sensazioni che abbiamo
provato in questo viaggio di ritorno in questo paese dove molti anni fa
abbiamo lasciato il cuore, anche se io non ci sono nato... mi ha dato
qualcosa di indescrivibile, oggi capisco molto più di ieri cosa è
l'Africa! |
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